Non ci sono solo i millennial e i baby boomer, ci sono anche ‘le shopper’
Siamo abituati a vedere puntare l’attenzione da parte delle insegne, ma anche dei brand su certi target socio-demografici; in primo luogo sui millennial (o generazione Y) – ovvero la generazione nata a cavallo del nuovo millennio ritenuta anche quella nativa digitale o comunque più affine all’uso delle nuove tecnologie – seguiti dai cosiddetti baby boomer, quelli nati in Italia negli anni 60’ per l’appunto quelli del boom economico e demografico. Al massimo la distribuzione e i brand si interessano dei cosiddetti senior ovvero di quei clienti / consumatori che hanno un’età superiore ai 60 anni, anche se alcune aziende considerano senior le persone over 55 anni e altri all’opposto gli over 65. Parliamo di quella fascia di popolazione che in molti mercati maturi, Italia inclusa, vede cresce il suo peso anno dopo anno (si sa la popolazione invecchia…), ma anche la sua rilevanza economica dal momento che ha un potere di acquisto particolarmente stabile e interessante, certamente di più di quella degli smart millennial. Ebbene, recentemente niente meno che uno studio dell’Euromonitor International Institute ha al contrario diretto i riflettori sul crescente potere delle donne in termini di potenziale cluster a cui guardare e non solo da parte di quei settori propriamente ‘rosa’ come la bellezza, il food e l’abbigliamento. Non a caso, il target femminile è oggi preso in attenta considerazione da insegne e marchi che operano in settori come la finanza o lo sport oppure della tecnologia. Alla base una serie di progressi sociali che hanno fatto evolvere rapidamente – anche se in misura diversa nei diversi Paesi del Vecchio Continente – la figura della donna come shopper; evoluzioni che magari sembreranno sorpassate, ma che nella realtà in certe nazioni europee come il nostro si stanno facendo ancora strada e che soprattutto spiegano la rilevanza che questo target dovrebbe avere agli occhi di chi nelle aziende pensa per target, marketing in testa: innalzamento dell’età del matrimonio e della nascita del primo figlio, aumento del livello d’istruzione e del tasso di occupazione che significano maggiore potere di acquisto e indipendenza economica, ma anche crescita del numero delle donne che gestiscono il budget familiare o che vivono da sole oppure sono autonome economicamente. Se nel nostro Paese le donne sono di più – 31,2 milioni rispetto ai 29,4 milioni di uomini – sono però percentualmente meno occupate degli uomini e guadagnano circa il 70% dei loro omologhi maschi, ma è anche vero che sono più istruite e rispetto al passato continuano a lavorare anche dopo aver avuto i figli. Questo per cominciare significa secondo Euromonitor che le ‘shopper’ sono un target sempre più interessante, ma serve anche guardare alle donne, conclude lo studio, pensando ai bisogni di un acquirente abbandonando una serie di stereotipi ancora profondamente radicati, ma anche realizzando che proprio in relazione a questi progressi ha poco tempo, è una shopper molto impegnata e quindi dà molto valore a quei brand o a quelle insegne che gli facilitano la vita e le permettono di risparmiare del tempo, ma che la valorizzano nel suo ruolo centrale di ‘buyer’ della propria casa.
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