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“Le richieste di pagamento emesse dalle aziende per sollecitare il committente al versamento degli importi dovuti non costituiscono fattura e, pertanto, non comportano obblighi Iva”. È quanto ha riconosciuto l’Agenzia delle Entrate, accogliendo un’istanza di consulenza giuridica presentata da Anie, la Federazione del sistema confindustriale che rappresenta le principali aziende operanti in Italia nel settore elettrotecnico ed elettronico. Il quesito nasceva dai dubbi interpretativi avanzati da alcune aziende associate ad Assoascensori, ma la questione è stata posta da Anie per stabilire un principio generale valido per tutte le aziende associate. “A fronte delle prestazioni rese, le imprese associate vorrebbero predisporre degli avvisi di pagamento pro forma da inviare ai clienti al fine di informarli dell’importo dovuto; tali avvisi, secondo le specifiche inviate all’Agenzia non comportano la nascita di obblighi Iva, in quanto la comunicazione non contiene tutti i requisiti richiesti dall’articolo 21 del Decreto Iva. Solo in un momento successivo, ossia all’atto effettivo del pagamento del corrispettivo per il servizio reso, il prestatore emetterà la fattura vera e propria e adempirà ai relativi obblighi Iva”, si legge nella nota ufficiale. “I ritardati pagamenti mettono in ginocchio ogni giorno decine di aziende potenzialmente sane. Dunque poter onorare gli impegni fiscali solo dopo l’effettiva riscossione dei pagamenti è una norma di assoluto buonsenso, che può dare una boccata d’ossigeno a tutte queste imprese in forte crisi di liquidità”, ha commentato Claudio Andrea Gemme, presidente di Anie Confindustria.
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