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La farmacia deve cambiare, deve mutare il suo ruolo.In che modo? Abbiamo riunito intorno a un tavolo alcuni esponenti del retail e dell’industria dermocosmetica per capire quali sono i connotati che avrà il canale in futuro. Tutti sono concordi nell’affermare che prima di tutto è il farmacista, a partire dal titolare per proseguire con tutti i suoi collaboratori, che deve diventare più professionale in termini sia di competenze sia di modalità di approccio al consumatore finale. Solo così questa figura si può proporre come un vero consulente nell’ambito della bellezza e del benessere. Ma questo basta? No, forse era sufficiente in passato. Oggi il farmacista deve essere un esperto conoscitore non solo del suo punto vendita, ma di tutto il mercato, deve avere delle conoscenze di tipo gestionale ed essere in grado di fare delle scelte relativamente ai reparti su cui puntare e ai brand con cui lavorare. Certamente non è un lavoro facile da realizzare, tuttavia il canale può sfruttare tutto il patrimonio di conoscenze e competenze detenuto dalle cooperative, dai consorzi, più in generale da quei network che, seppure numerosi in questo mercato, sono stati relegati al ruolo di gruppo di acquisto e di partner logistici. E, soprattutto nella dermocosmesi, sono stati svuotati di significato. Non pensiamo che queste organizzazioni siano risolutive dei problemi del canale, ma piuttosto che possano rappresentare uno strumento importante per la sua evoluzione, uno strumento che tuttavia ha senso solo in presenza di una reale delega.Del resto, chi meglio di una struttura super partes dedicata può essere in grado di analizzare i dati e le informazioni con senso critico? E quindi essere in grado di “suggerire” gli assortimenti più razionali e intravvedere dalle esperienze condivise le strategie più efficaci?
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