Anima: aziende sfiduciate
Secondo il sondaggio di Anima Confindustria presso le aziende associate, l’export rimane stabile ma le imprese soffrono incertezza dei mercati, caro-prezzi e stop alle agevolazioni fiscali: «Servono strategie a medio-lungo termine».

L’erosione delle marginalità che lo scorso anno ha caratterizzato i bilanci delle imprese, sommata alle nuove difficoltà, continua a pesare sull’industria meccanica italiana. È quanto emerge dal sondaggio diffuso da Anima Confindustria alle aziende associate, che ha evidenziato tendenze poco incoraggianti per il settore.
Fatturati previsti in calo nel I semestre
Da quanto risulta, più di un’azienda su due (59%) prevede un fatturato con valori simili o in calo nel primo semestre del 2023, rispetto allo stesso periodo dello scorso anno. Una situazione che risente anche della recente eliminazione delle agevolazioni fiscali ai bonus edilizi,
«I dati che emergono dal sondaggio di Anima dipingono una situazione di stabilità precaria per il comparto» ha commentato Marco Nocivelli, presidente di Anima Confindustria. «Nonostante la recente stabilizzazione dei prezzi energetici, la meccanica italiana sta subendo gli effetti dell’onda lunga dei rincari di energia e gas, esasperati dalla guerra in Ucraina, che dallo scorso anno sono andati ad aggravare uno scenario di instabilità generale, caro-prezzi e inflazione galoppante. Lo stop alle cessioni dei crediti sui bonus, poi, è andato a minare quelle misure che negli ultimi anni hanno fatto da vero e proprio traino per molti comparti della nostra industria. Lo sconto in fattura in particolare” – continua Nocivelli – “ha rappresentato la condizione fondamentale per accedere al Superbonus e all’Ecobonus per molte famiglie e imprese che altrimenti ne sarebbero rimaste escluse, accelerando così lo sviluppo economico e green del paese”.
Una mano dall’export
Più incoraggianti le prospettive dell’export, che si conferma solido per i settori dell’industria meccanica rappresentati da Anima, sulla scia del trend positivo del 2022 che ha visto il comparto esportare oltre la metà dei propri prodotti. Secondo il sondaggio, il 40% delle imprese prevede valori stabili per il primo semestre del 2023; il 20% degli intervistati prevede un calo di oltre il 5%, ma un’azienda su tre ipotizza una crescita del 5%, a conferma di quanto l’eccellenza tecnologica del made in Italy sia apprezzata all’estero.
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