Editoriale Cucine & Built In

Rivista Abitare il bagno

la politica del silenzio (che non paga)

Dopo mesi di silenzio da parte del Salone del Mobile, è arrivata l’ufficialità che l’edizione 2021 ci sarà e si terrà dal 5 al 10 settembre.

Un comunicato che non svela molto, ma che promette tanto. Come se le dimissioni di Luti fossero già acqua passata, invece sono emblema di un qualcosa che non ha funzionato (o che probabilmente si è rotto, come sostengono i più nel settore). Ma nessuno ne ha più parlato. Tutto il mercato, stampa compresa, si aspettava di avere delle risposte, ma soprattutto di capire come sarà questa edizione che viene definita “innovativa, iconica, unica”. Si conferma solo che si farà in fiera, che ci saranno mostre e percorsi tematici e che verrà coinvolta tutta la città di Milano. Si annuncia anche che il progetto “sarà affidato e coordinato da un curatore di fama internazionale”. Ma non si fanno nomi (anche se si mormora già che sarà Boeri). Si legge però che il curatore “punterà a rafforzare legame, relazioni e azioni concrete con il tessuto economico e sociale che riconosce centralità e rilevanza al Salone del Mobile di Milano”.

A quattro mesi dall’inizio i dubbi restano e le domande dell’industria sono ancora molte. Come verranno coinvolte le aziende? Cosa gli verrà offerto? Come saranno strutturati gli spazi? E la piattaforma digitale? Perché, poi, nessuno cenno al settore del mobile da cucina e degli elettrodomestici? Nei prossimi giorni – dice il comunicato – verranno definiti i passaggi che determineranno il percorso che porterà all’organizzazione dell’edizione di settembre. Non resta dunque che aspettare. Intanto, l’industria – che abbiamo raggiunto a telefono – storce un po’ il naso e non sembra del tutto convinta… Quello che è certo, è che in questo anno abbondante, i produttori hanno dato esempio di forza e coraggio, e non si sono mai fermati. Anzi, non solo sono andati avanti (anche senza fiere in presenza, e questo è un dato), ma sono riusciti a cavalcare l’emergenza e a trasformarla in opportunità. Solo il Salone, a detta di molti, sembra essere rimasto fermo, sottolineando così la sua difficoltà a cambiare pelle e a stare al passo coi tempi. Certo, in tutto questo, non ha giocato a favore aver intrapreso la politica del silenzio. La politica del non esporsi e del non parlare che, alla fine, è stata la causa di continui rumors e chiachericci. È così che un grande evento rischia di perdere forza e autorevolezza? Forse sì.

Sarebbe stato meglio dar vita a un dialogo costruttivo ed essere più disponibile al confronto, così da poter comprendere le esigenze reali del mercato e gettare le basi del Salone che verrà. E ora, non ci resta che attendere la prossima edizione, sperando che il Salone torni a brillare, anche più di prima.

Arianna Sorbara