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GSS e GSA lavorano su specializzazioni merceologiche e su contenitori commerciali diversi

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9 Luglio 2010
in Senza categoria
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GSS e GSA lavorano su specializzazioni merceologiche e su contenitori commerciali diversi

A seguire le evidenze nel dettaglio del rapporto di sintesi dell’Osservatorio. Le rilevazioni del Ministero dello Sviluppo Economico infatti dicono che a fine 2009 in Italia si contano complessivamente circa 962 mila esercizi al dettaglio, dei quali più di 772 mila sono punti di vendita in sede. Le dinamiche complessive portano una crescita numerica dei punti vendita totali dello 0,6% (circa 5.400 unità) ma nel dettaglio si legge un’evoluzione positiva solo per il commercio ambulante (+3,8%) e delle formule alternative (+10,5%). Il commercio al dettaglio fisso complessivamente vede calare infatti la propria rete di vendita di circa 2700 unità (-0,3%) rispetto al 2008. Questo risultato è frutto di una brusca frenata nella crescita dei punti di vendita specializzati alimentari (-8,8%) e non alimentari (-2,7%). Rimangono positiva la crescita numerica per i punti di vendita despecializzati, +17,1% (guidati da Ipermercati, Grandi magazzini e Supermercati di piccole dimensioni). Anche i consumi nel canale p.v. fissi cala. I dati evidenziano, in particolare, come la flessione dei consumi sia determinata principalmente da una riduzione dei volumi acquistati (-1,9%), in quanto il 2009 è stato caratterizzato da un netto rallentamento della dinamica inflazionistica. Mettendo a confronto l’andamento dei consumi Istat e i dati dell’Osservatorio Non food negli ultimi 5 anni, si evidenzia come gli effetti negativi degli ultimi due anni, 2008-2009, si notano impatti soprattutto sui consumi non alimentari spingendoli a livelli addirittura inferiori a quanto si consumava nel 2005. Questa flessione dei consumi non food ha avuto ripercussioni diverse sui vari comparti che la compongono evidenziando accanto ad una riduzione dei consumi anche un percorso di riallocazione del budget da parte dei consumatori per meglio rispondere alle difficoltà economiche. Soffrono i comparti dell’elettronica (-5%), dell’edutainment (-9,5%), del mobile e del casalinghi (-10,3%). Sopravvivono e addirittura in alcuni casi crescono, la profumeria, l’ottica, gli articoli sportivi. Consumi quindi mirati alla cura e al benessere, al prendersi cura di sé, quasi un balsamo per l’anima, in un momento caratterizzato da scelte spesso restrittive e poco appaganti in termini di consumi allargati. In questo contesto la distribuzione moderna rallenta ma non arresta la sua corsa all’erosione di quota al canale tradizionale, diciamo che in molti comparti si parla di consolidamento della posizione raggiunta. All’interno della distribuzione moderna poi i canali delle GSS e delle GSA lavorano a rafforzare la loro presenza nei comparti che tradizionalmente le vedevano vincitrici: per le GSS si punta al settore della fotografia, dell’hardware, della telefonia, a discapito delle GSA, mentre le GSA si concentrano su cancelleria, casalinghi ed edutainment a discapito della distribuzione tradizionale. In termini di agglomerati commerciali il rapporto – in collaborazione con ValuLab – ha evidenziato che nel corso degli ultimi anni, e con lo sviluppo delle grandi polarità extraurbane, cresce l’attenzione delle imprese commerciali della distribuzione moderna non food a uno sviluppo delle reti che tenesse conto anche dei diversi contesti territoriali. “A una concorrenza tra tipologie di vendite (inter-type competition) e tra insegne all’interno delle diverse tipologie (intra-type competition) si è infatti aggiunta una nuova dimensione competitiva, vale a dire quella tra sistemi di offerta commerciale in grado di attrarre quote significative di potenziali clienti” si legge. Ne deriva che la performance economica di un’impresa della distribuzione moderna non food non dipende soltanto dalla capacità di attrazione commerciale della singola insegna, ma anche dalla capacità di attrazione complessiva del “contenitore” in cui tale insegna è inserita e a cui essa stessa contribuisce in parte. D’altro canto le stesse insegne della distribuzione moderna non food saranno sempre più chiamate nel prossimo futuro a sviluppare politiche di cluster stores incrociando target di consumo, intensità competitiva e tipologia di agglomerazione. Nell’edizione del 2010 mette in risalto la netta polarizzazione di alcuni comparti in “contenitori” ben definiti andando a rappresentare spesso e volentieri poi la fonte di attrazione principale del contenitore stesso. Per abbigliamento e calzature la prevalenza di presenze è nei centri commerciali, come per gli articoli sportivi, l’ottica e la profumeria. si concentrano nei parchi commerciali i mobili, il bricolage e una fetta da non sottovalutare dell’elettronica di consumo, parliamo delle metrature più significative. Sede consolidata dell’ edutainment, cancelleria e giocattoli l’agglomerazione urbana centrale che rimane un punto di ritrovo estremamente significativo anche per abbigliamento ed elettronica di consumo ma con format necessariamente differenti. Mettendo a confronto agglomerato urbano cittadino e centro commerciale “si leggono alcuni segnali che sembrano dare un nuovo respiro al polo urbano. Comparti come gli articoli sportivi, profumeria, elettronica di consumo, bricolage ed edutainment si riaffacciano alle aree urbane centrali, riscoprendo nuovi format e rispondendo alle nuove tendenze di una maggiore offerta “sotto casa” si legge sempre nel rapporto di Indicod-Ecr.

© RIPRODUZIONE RISERVATA
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