«Innovazione tecnologica ed entertainment, binomio positivo»

I dati del rapporto Univideo non nascondono le difficoltà di un settore che paga la difficile situazione economica generale e gravi ed endemici problemi di urgente soluzione come la pirateria. Ma l’innovazione tecnologica può aiutare l’entertainment a mantenere un posto di rilievo nel settore culturale. Ne abbiamo discusso con Roberto Guerrazzi, presidente Univideo.
Quali sono a suo avviso le tendenze più significative che emergono dal nuovo rapporto Univideo 2013?
«Dall’analisi di GfK sull’andamento del 2012 abbiamo avuto la conferma, parzialmente anticipata dal nostro comunicato di gennaio, del trend complessivamente negativo del precedente rapporto. Il perdurare della crisi economica, con ripercussioni sui consumi non essenziali accentua gli effetti sul nostro comparto di un cambiamento nelle abitudini di utilizzo del tempo libero, in corso da alcuni anni che tocca anche altri settori dell’entertainment. Al di là di questa considerazione generale, il trend positivo, in controtendenza, delle vendite del canale e-commerce e la maggiore tenuta dei supporti e dei canali maggiormente orientati alla tecnologia, mi sembrano significativamente confermare l’interazione tra innovazione tecnologica ed entertainment. Il digitale cresce e registra un notevole aumento dell’offerta di contenuti legali e degli introiti generati al momento, però per quanto riguarda VOD ed EST “transazionali”, l’incidenza è ancora modesta. Oltre 20 milioni di supporti (Dvd e Bd) venduti confermano che il supporto fisico per molto tempo resterà un media di eccellenza per cinema e altre opere audiovisive di peso sostanziale nella loro filiera di valore. I primi sei mesi 2013, dei quali GfK ci ha dato oggi qualche anticipazione, segnalano un rallentamento del trend negativo nonostante il perdurare della crisi economica generale. Con tutte le riserve del caso, di questi tempi è già un segnale da non trascurare».
È di estrema attualità il tema della tassazione Iva sugli abbinamenti editoriali per la quale abbiamo dato spazio a varie dichiarazioni. Qual è la posizione di Univideo?
«La nostra posizione, contraria all’aumento dell’aliquota su Cd e Dvd in abbinamento editoriale, è comune a quella delle altre associazioni dell’industria culturale e della FIEG ed è stata chiaramente manifestata e motivata a Governo e Parlamentari. L’effetto di un simile aumento sarebbe di tagliare gravemente il settore di attività degli abbinamenti editoriali non portando quindi la “copertura” finanziaria per l’ecobonus che è all’origine del provvedimento. Oggi, assai più di un tempo, gli abbinamenti di Cd e Dvd, lungi dall’essere trattati come gadget, sono valorizzati dal media editoriale e, oltre a generare introiti vitali per la nostra industria, promuovono il ruolo del supporto fisico con un effetto sinergico sull’intero comparto Home Video, senza un reale effetto distorsivo della concorrenza su altri canali. Credo che, in particolare in questa critica fase della nostra economia, aiutare un settore in crisi penalizzandone inutilmente un altro sia un errore. Noi vogliamo continuare a batterci, anche a livello europeo tramite IVF – che è la nostra Federazione internazionale – per una aliquota unica ridotta, su tutti i contenuti dell’industria culturale in tutti i canali di vendita, incluso il digitale. A livello nazionale Confindustria Cultura Italia condivide la nostra battaglia».
AgCom sta procedendo con il proprio provvedimento che si baserà su enforcement, educazione alla legalità e sviluppo dell’offerta legale. Ritiene possa finalmente essere un punto di svolta? Il presidente Cardani ha parlato anche di rimodulare le finestre…
«Continuiamo ad avere fiducia in un provvedimento regolatorio che speriamo introduca anche le misure che riteniamo efficaci per il rapido blocco dei siti con base all’estero; siamo in attesa di vedere la nuova bozza annunciata per prima della chiusura estiva. Lo sviluppo dell’offerta legale online è una opportunità che le singole imprese detentrici dei diritti hanno tutto l’interesse a cogliere, ciascuna con la propria autonomia e in regime di libera e leale concorrenza, in un “ambiente” di tutela dei diritti nel rispetto della legge. La rimodulazione della pratica delle window – non è una legge – è anche a nostro avviso assolutamente opportuna non solo per contenere l’offerta illegale, ma per rispondere a richieste del mercato. Più che delicato è un problema complesso, ma penso che le resistenze, che derivano anche dalle pratiche in uso in altri paesi europei (dove vi sono finestre ancora più ampie) ora in discussione alla Commissione Europea, stiano gradualmente cedendo».
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